11 Feb VIOLENZA ASSISTITA: LE CONSEGUENZE SUI MINORI
COS’È LA VIOLENZA ASSISTITA?
Il Cismai (Coordinamento Italiano dei servizi contro il Maltrattemento e l’Abuso dell’Infanzia) l’ha definita come “il fare esperienza da parte del/la bambino/a di qualsiasi forma di maltrattamento, compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale ed economica, da figure di riferimento o affettivamente significative“. È infatti una forma di abuso minorile, una violenza indiretta, non subita in prima persona, ma patita da altri individui presenti in famiglia a cui il fanciullo si trova ad assistere o di cui viene volontariamente o inconsciamente informato.
“In Italia in cinque anni, sono 427 mila i minorenni che hanno vissuto la violenza dentro casa. Diretta o indiretta”. Ma nonostante ciò, nel 2021 la violenza assistita resta una delle più delicate e meno riconosciute e ancora troppo taciute. È necessario si abbatta questo muro del silenzio prendendo consapevolezza di quelle che sono e saranno le conseguenze sul minore e gli effetti dal punto di vista fisico, cognitivo, comportamentale e sulle capacità di socializzare.
LE CONSEGUENZE SUI MINORI
Studi e ricerche sulla witnessing violente, iniziate negli anni settanta nei paesi anglosassoni, hanno dimostrato come essa produca effetti traumatici di pari intensità a quelli prodotti dalle violenze subite direttamente sul proprio corpo. Infatti, l’impatto sullo sviluppo fisico di un bambino sottoposto al forte stress della violenza può portare deficit nella crescita staturo ponderale, ritardi nello sviluppo psicomotorio, disturbi del sonno e deficit visivi. L’impatto sullo sviluppo cognitivo riguarda un danneggiamento della crescita neuro cognitiva con effetti negativi sull’autostima, sulla capacità empatica e sulle competenze intellettive. Inoltre la paura costante di non sentirsi mai al sicuro, senso di colpa, la tristezza e rabbia mescolate insieme, l’impotenza e incapacità di reagire, avranno forte impatto sul comportamento portando all’insorgere di fenomeni quali ansia, impulsività, alienazione e difficoltà di concentrazione. Ovviamente le capacità di socializzazione e relazionali sono totalmente compromesse per mancanza di fiducia, attaccamento danneggiato e continua ricerca di attenzione, affetto e approvazione.
L’esposizione prolungata alla violenza ne favorisce la trasmissione intergenerazionale, e i bambini che assimilano un modello educativo e relazionale di questo tipo radicano in sè la convinzione che minacce, violenze e abuso siano di norma nei legami.
Questi minori-figli, prossimi adulti-compagni e padri, necessitano di essere salvati dalle figure di riferimento per salvare sè stessi e il loro divenire che sarà la salvezza dell’altro. Ma se già per gli adulti risulta difficile denunciare una qualsiasi forma di violenza, ancor di più lo è per i minori. È importante quindi che i contesti scolastici, educativi e sanitari che riguardano le attività quotidiane dei fanciulli si occupino con attenzione di ciò che accade nelle loro famiglie qualora mostrassero segni evidenti o silenziosi comportamenti di malessere. Gli insegnanti, pedagogisti, educatori, il personale sanitario in servizio nei presidi pubblici e gli operatori dei servizi stessi, in quanto incaricati di pubblico servizio, hanno l’obbligo di segnalare il caso di violenza o maltrattamento in famiglia alle autorità competenti che attraverso le indagini verificheranno la sussistenza o meno di un reato.
NON RESTIAMO INDIFFERENTI: LA LEGGE E I CENTRI ANTIVIOLENZA
Seppur la violenza assistita, come quella psicologica, è difficile da provare in sede giudiziaria in quanto provoca un danno “invisibile”, di difficile rivelazione, spesso occultato, negato e sottovalutato, l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza ha istituito una Commisione consultativa che assicura servizi specialistici in tema di protezione, rivelazione e trattamento del maltrattamento infantile, sollecitando che venga definito il reato di violenza assistita nei confronti del minore. Dal 2016 il Codice Penale considera la violenza assistita un’aggravante del reato di maltrattamenti in famiglia (ex articolo 572) se l’abusante maltratta continuamente il coniuge o il convivente davanti ai figli. In ambito civile può disporre la decadenza dalla potestà. Inoltre il giudice può ordinare l’intervento della mediazione familiare e dei centri antiviolenza come sostegno e accoglienza alle donne e ai minori vittime di abusi e maltrattamenti.
Se sei vittima di violenza domestica, non interrompere le relazioni parentali ed amicali che possono aiutarti e darti supporto; rivolgiti ai centri specializzati, sportelli antiviolenza, o chiama il numero nazionale antiviolenza/stalking 1522.
Se sei testimone diretto di violenza domestica (vicini, conoscenti o sconosciuti), non ignorare la situazione e contatta subito le forze dell’ordine 112.
Se sei testimone indiretto di violenza domestica (noti lividi, segni, comportamento ambiguo), approccia con discrezione l’argomento, ascolta la persona coinvolta e suggeriscile di rivolgersi a servizi specializzati.
Se sei testimone indiretto di violenza assistita (noti segnli rivelatori sul minore), approfondisci con le figure di riferimento del fanciullo la situazione, o comunicalo alla scuola o ai servizi pubblici di cui fa parte.
Dott.ssa Federica Nastri – Pedagogista, Educatrice e Mediatrice Familiare
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