22 Nov INTERNET E MINORI: UNA CONNESSIONE SICURA?
Breve analisi di problemi e possibili soluzioni
Quando si parla di rischi informatici legati alle attività dei minori, spesso mi è capitato di ascoltare frasi del tipo: “a noi non capiterà mai” oppure “non mi interessa” o ancora “io non ne capisco nulla, non ho tempo”. In queste affermazioni, non c’è la reale consapevolezza dei rischi concreti che si nascondono dietro alle attività online dei ragazzi. Il punto cruciale del problema nel rapporto tra genitori e figli è che i giovani, c.d. “nativi digitali”, sono anni luce avanti a molti adulti, in merito alla tecnologia, e sanno utilizzare con dimestichezza i nuovi dispositivi (smartphone, computer, device indossabili, ..). Tutto questo crea un divario di conoscenza sempre più ampio a favore degli adolescenti rispetto ai genitori. Non bisogna poi sottovalutare il dato preoccupante che vede un gran numero di minori, nascondere ai propri genitori quello che fa su Internet. Tra i rischi maggiori troviamo, certamente, la visione di materiale pedo/pornografico, messaggi offensivi e minacciosi, immagini provocanti o imbarazzanti, contenuti pericolosi o ancora richieste di sesso online ed incontri reali con malintenzionati. Esperienze e situazioni che possono influenzare e segnare profondamente un ragazzo nei suoi atteggiamenti futuri.
Vediamo allora quali sono i maggiori rischi a cui vanno incontro i bambini ed adolescenti in rete.
In primis possiamo sottolineare, e questo accade sempre più spesso, tutte quelle azioni aggressive ed intenzionali che si ripetono nel tempo, per settimane, mesi o addirittura anni, compiute da una persona singola o da un gruppo di persone che, utilizzando messaggi, foto, video, chiamate, e-mail, chat e social network, hanno l’obiettivo di danneggiare un coetaneo che non può facilmente difendersi. Parliamo del cyberbullismo. Oppure, ad esempio, ci si può facilmente trovare di fronte ad una nuova fattispecie di reato, l’adescamento, che, a partire dall’ottobre 2012, è stato introdotto dalla Legge 172/2012 all’ 609 undicies del C.p. Si tratta di un atteggiamento di manipolazione che soggetti adulti compiono sul web per avvicinare minori ed indurli a fare cose che non sono adatte alla loro età, come ad esempio obbligarli a fotografare e filmare il privato che, naturalmente può diventare pubblico, in Internet.
Quando, invece, foto, video, racconti che hanno come portagonisti i minori vengono diffuse e pubblicizzate tramite la rete, si parla di pedopornografia. Si tratta, spesso, di materiale presente nel Dark Web, ma la cosa inquietante è che si tratta frequentemente di immagini recuperarate nel Web classico, specialmente dai social network. Foto di minori pubblicate sui Social possono divenire foto scambiate nel Dark Web dai pedofili per alimentare le loro fantasie sessuali deviate, per rintracciare e scambiare materiale fotografico o video pedopornografico e, anche, per ottenere contatti o incontri con i bambini che sono sulla rete.
Ormai sul Web esistono Chat Room e Forum nascosti a cui si può accedere solo dietro invito. È facile, senza i dovuti controlli, incontrare e cadere in siti web che inneggiano all’anoressia e alla bulimia. Siti internet che insegnano come ingannare ed eludere i controlli dei genitori, come farcela a non mangiare, come vomitare senza farsene accorgere, come arrivare alla meta ambita e proibita. Parliamo dei siti c.d. siti pro-ana, pro-mia che destano molta preoccupazione perché rappresentano l’anoressia e la bulimia come una scelta individuale, assolutamente positiva, che altre persone possono condividere, anziché come un disturbo che può portare a gravissime conseguenze. Gravissime conseguenze che possono rintracciarsi certamente nel sexting che fa riferimento all’invio di messaggi sessualmente espliciti o immagini inerenti al sesso, principalmente attraverso lo smartphone, ma anche con altri mezzi informatici. Un altro accenno è doveroso farlo, rispetto ad una pratica diffusissima in internet, specie nei social network, cioè quella della diffusione e condivisione, da parte dei genitori delle foto e video dei propri figli, il c.d. sharenting. Questo tipo di condotta porta con sé un problema legato alla privacy, perché anche i bambini ne hanno diritto, e chiaramente, apre la strada a quanto sopra descritto.
Accade così che gli atteggiamenti violenti di minaccia rivolti ai minori caduti in questo tipo di condotte, genera una loro chiusura, un silenzio che viene interpretato come unica e sola strada per affrontare questi tipi di atteggiamenti. I genitori che, spesso non sanno e fanno fatica a capire tutto quello che stanno vivendo i propri figli, hanno come unico rimedio importante la denuncia. Questa apre la strada alla messa in sicurezza dei bambini e dei ragazzi e la chiude definitivamente alle intenzioni malate dei pedofili in rete. Può sembrare assurdo per chi non si è trovato di fronte al problema, ma un’inadeguato e distorto utilizzo della rete può indurre ad una situazione di dipendenza psicologica con conseguenti danni psichici e funzionali per un soggetto che ne cade vittima. Tale patologia di carattere psichiatrico si manifesta sotto forma di sintomi astinenziali e di tolleranza. La dipendenza può anche essere riferita a particolari attività che si svolgono online (chat, pornografia, gioco, social network …) è la c.d. I.A.D. – Internet Addiction Disorder.
Come visto, internet nasconde e porta con se numerosi pericoli, tantissime minacce. Questo perché, sin da piccoli, i bambini iniziano a navigare in Internet e, sempre prima, entrano in possesso del primo telefonino o tablet. Così l’accesso alla rete diventa costante e costituisce un legame con compagni, amici e familiari, soprattutto partendo da Facebook e Whatsapp. Quasi mai hanno però un sistema di protezione (un “filtro”) per evitare di incappare in contenuti dannosi o poco adatti alla loro età o entrare in contatto con criminali e pedofili.
Ecco qualche suggerimento per proteggerli …
In primis, è fondamentale essere vigili ed avere il coraggio tempestivo di denunciare qualsiasi situazione di abuso o molestia (anche verbale) stiano vivendo i vostri figli.
Il metodo, certamente più sicuro e semplice come filtro, da utilizzare per i più piccoli, è la Biblioteca di Casa. E’ una soluzione che può essere pedagogicamente positiva, perché costruisce per i più piccoli un percorso personalizzato di apprendimento, evitando la dispersione e soprattutto i rischi. I genitori scelgono solamente i siti a cui potrà accedere il bambino (eventualmente differenziando la lista per i diversi figli di diversa età) impedendo così l’accesso a tutto il resto.
Poi abbiamo il c.d. Parental Control (o controllo genitoriale o filtro famiglia), cioè l’insieme di strumenti che permettono al genitore di monitorare o bloccare l’accesso a determinate attività online da parte del bambino. A seconda del sistema utilizzato, il genitore potrebbe anche impostare un tempo di utilizzo dei dispositivi.
E’ importante evidenziare, a conclusione di questo articolo, la stesura del Codice di autoregolamentazione “Internet e Minori” che la Polizia Postale e delle Telecomunicazioni, in collaborazione con il Ministero delle Comunicazioni, dell’Innovazione e delle Tecnologie e le Associazioni degli Internet Service Providers, ha redatto per aiutare adulti, minori e famiglie nell’uso corretto e consapevole di Internet, fornendo consigli e suggerimenti.
Avv. Pietro Monico
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